“Conoscere e riconoscere i paesaggi invisibili”, seminario maieutico presso la Lunitepo (12 giugno 2022)

Domenica 12 giugno 2022 a Pontinia, presso la sede della Libera Università della Terra e dei Popoli, centro studi dell’Ecomuseo: seminario maieutico “Conoscere e riconoscere i paesaggi invisibili. Per un approccio pedagogico comunitario”, primo incontro del progetto “Paesaggi invisibili”.

Con la partecipazione di: referenti delle antenne locali, responsabili dei Centri di Interpretazione, referenti scientifici, produttori locali, amministratori locali e regionali, persone-risorsa, collaboratori a vario titolo dell’Ecomuseo.
Introduce e coordina Antonio Saccoccio, presidente della Libera Università della Terra e dei Popoli.

Intermezzo conviviale e pranzo comunitario a cura della Libera Università della Terra e dei Popoli.

Un pero per ricordare Maria Goretti

Abbiamo piantato un pero Santa Maria. Deve il suo nome all’agronomo Alessandro Morettini, che lo dedicò a Santa Maria Goretti, nel 1951. Morettini fu professore di coltivazioni arboree presso l’Università di Firenze dal 1935 e direttore del Centro miglioramento piante da frutto e da orto del CNR (dal 1950 al 1958). Le sue ricerche riguardano la tecnica colturale di vari alberi da frutto e dell’olivo, la costituzione di nuove varietà di pesco e di pero.

Il pero Santa Maria è una cultivar estiva, succosa e molto produttiva. I frutti sono di colore giallo chiaro con sfumature rosse.

pero Santa Maria

Interrate 71 piante di Aglione

Questa mattina è stato interrato un doppio giro (45 + 26) di piante di aglione. Ringraziamo per l’aiuto la mano esperta di Giorgio Ceccarelli, ben supportato dalle nostre infaticabili Melissa e Laura.

L’aglione (Allium ampeloprasum var. Holmense), varietà tipica della Val di Chiana, ha rischiato in passato di scomparire. E’ una varietà molto pregiata: ha spicchi grandi 4-5 volte quelli dell’aglio comune, un gusto più delicato ed è più digeribile.

Cultura tradizionale sezzese

Sezze, località Suso, 2021. Giornata di recupero della cultura tradizionale sezzese.

A cura dell’Ass. Colli tutto l’anno, con la collaborazione di: Libera Università della Terra e dei Popoli, Ass. Memoria Storica di Sezze, Ecomuseo dell’Agro Pontino.

Nunziatina spiega e mostra ai più giovani come si fanno le “paste di visciola” (le apprezzatissime crostatine con la marmellata di visciole), le “paste di mandorla”, il calascione e le fettuccine tirate a mano. La figlia Antonella Costantini e diverse donne sezzesi, tutte in abito tradizionale, aiutano Nunziatina.

Video: Roberto Vallecoccia. Musiche e canti: I desperados.

Laboratorio di condivisione del Programma d’Azione del Contratto di Fiume Ufente

Si è tenuto oggi in webinar 8 febbraio 2022 il “Laboratorio di condivisione del Programma d’Azione del Contratto di Fiume Ufente”, a cui hanno partecipato la Libera Università della Terra dei Popoli, l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e l’associazione Memoria Storica di Sezze. Hanno coordinato e condotto l’incontro: Serena Muccitelli (U-Space srl), Lola Fernandez (Assessore Attività Produttive – Comune di Sezze), Stefano Magaudda (U-Space srl). Sono state in seguito rapidamente visionate le schede prodotte da enti e associazioni locali. Nei prossimi giorni le schede saranno oggetto di revisione in vista della firma dell’Accordo di Programmazione Negoziata prevista per il 23 febbraio 2022 presso la sede della Provincia di Latina.

Lola Fernandez
Serena Muccitelli
Roberto Vallecoccia

É la Contessa terracinese Elisabetta Fiorini Mazzanti l’unica scienziata pontina dell’800 (articolo di Francesco Tetro)

Ripubblichiamo l’interessantissimo articolo É la Contessa terracinese Elisabetta Fiorini Mazzanti l’unica scienziata pontina dell’800 di Francesco Tetro, pubblicato il 15 febbraio 2010 sul quotidiano “Il Tempo” nella rubrica “Latina da vivere”. Tetro è referente scientifico per l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e responsabile, con Antonio Saccoccio, del Centro Studi dell’Ecomuseo sito presso la Libera Università della Terra dei Popoli (Pontinia).

Un territorio come quello pontino, affatto urbanizzato fino ai primi decenni del XX sec., con una natura dominante e così prossima alla Capitale, non poteva non attrarre, oltre i protagonisti del Grand Tour letterario e pittorico, anche l’interesse scientifico dei botanici, attivi in zona almeno dal Rinascimento. Fatto straordinario però è che una donna, la contessa Elisabetta Fiorini Mazzanti di Terracina, occupasse una posizione di indiscutibile rilievo internazionale nello studio della flora pontina. Nata a Terracina nel 1799 dal conte Giuseppe e da Teresa Scirocchi (a Terracina Alta, alle spalle della Cattedrale e probabilmente al centro del ghetto ebraico, notevoli solo le case che portano il nome della madre, le cosiddette “Case Scirocchi”, risalenti al XII-XIII sec.), apparteneva ad una famiglia agiata, aveva buone relazioni, raffinate tradizioni e soprattutto una educazione completa nelle discipline umanistiche, artistiche e nella lingue (francese, inglese e tedesco), indispensabili per i suoi studi scientifici come la botanica. Divideva la sua vita tra la casa di Roma, dopo aver sposato il conte e giureconsulto Luca Mazzanti, e le tenute familiari di Terracina e del Circeo, dove raccolse le prime piante, sotto la guida dello scienziato G.B. Brocchi e del botanico E. Mauri che dal 1820 dirigeva l’Orto Botanico di Roma. Il salotto romano di Piazza S. Claudio era frequentato da intellettuali e scienziati; si ricordano fra gli altri Carlo Luciano Bonaparte e il principe di Canino, anch’esso naturalista di chiara fama, che ebbe il merito di convincere Elisabetta a stampare nel 1828 la sua “Appendice al Prodromo della flora romana” (vi aggiunse una centuria, cioè ben cento nuove specie identificate nelle sue perlustrazioni). Molte di quelle cento nuove specie scoperte dalla Fiorini saranno successivamente pubblicate in riviste scientifiche di circolazione internazionale. Ma i suoi più importanti studi vennero rivolti all’ampelografia, cioè allo studio dei vitigni italiani, che gli valsero l’ingresso all’Accademia Reale delle Scienze di Torino. Dopo la morte del marito in giovane età (1841), del padre (che gestiva la Stazione di Posta di Terracina, vicinissima alla settecentesca residenza, purtroppo distrutta nell’ultimo conflitto mondiale) e dell’unica figlia, Elisabetta Fiorini si dedicò completamente all’amministrazione delle sue terre pontine e più intensamente agli studi naturalistici nell’agro terracinese, nelle zone palustri e nella Selva del Circeo. Suo merito, negli studi sulle alghe d’acqua dolce e d’acqua termale, fu il rinvenimento di una nuova specie di Diatomea, l’Amphora bulbosa, rinvenuta nelle acque salso-acidule presso Terracina, e la Porotrichum che venne battezzata Mazzantii Nob. La contessa, essendo appassionata della flora che nasceva nei pressi delle fonti, studiò particolarmente quella delle Acque Albule e prima di morire concluse i suoi studi sulla florula del Colosseo. C. Montagne la ricordò dando il suo nome ad alcune specie (Genere Mazzantia), come il Parlatore (Genere Fiorinia) e il Müller che denominò una nuova specie di muschio inviatogli dalla Fiorini “Filotrichella Fiorini Mazzantia”. Elisabetta Fiorini Mazzanti fu socia onoraria di prestigiose istituzioni scientifiche (Nuovi Lincei, Accademia di Orticoltura di Bruxelles, Accademia Agraria di Pesaro, Accademia Tiberina, Accademia dei Georgofili di Firenze, Accademia Economico-Agraria di Perugia, Società Medico-Fisica di Firenze, Accademia Leopoldina di Dresda, etc.) e lasciò la sua biblioteca con le sue ricerche, oltre i suoi preziosi erbari, all’Istituto di Botanica dell’Università La Sapienza di Roma. È un peccato che alla sua figura di scienziata non vengano dedicati approfonditi studi e che nel futuro Museo delle Bonifiche, da allestire a Terracina nel settecentesco Palazzo della Bonificazione, non venga dedicato uno spazio adeguato alla qualità delle sue ricerche