Conversazioni pontine: Felice Cipriani

(Antonio Saccoccio) Buongiorno Dott. Cipriani, lei è l’autore de “Lo strano delitto di don Cesare”, con la prefazione di don Luigi Ciotti. Da dove è nato il suo interesse per don Cesare Boschin e la torbida vicenda della sua uccisione?

(Felice Cipriani) Era l’estate del 2015 e mi trovavo in vacanza a Sappada. Ogni mattina mi recavo dal giornalaio per acquistare un quotidiano. Una mattina, appena entrato notai sul bancone del negozio un libro che parlava di bonifica pontina. Interessato e studioso della bonifica, acquistai il libro. La sera nel leggerlo noto che c’è un capitolo riguardante l’uccisione, avvenuta nel 1995, di un sacerdote parroco di Borgo Montello: Don Cesare Boschin. La cosa oltre che a rattristarmi m’incuriosisce, anche per i temi ambientali che sono connessi a quest’omicidio. Una volta tornato a Roma mi riprometto di saperne di più e inizio le ricerche, i viaggi e le visite a Borgo Montello.

(Antonio Saccoccio) Don Cesare veniva dal Veneto e si era integrato alla perfezione in Agro Pontino. Qual era il suo rapporto con la comunità locale?

(Felice Cipriani) La Comunità originariamente e storicamente è veneta. Nel corso degli anni si sono aggiunti gruppi provenienti dalla Tunisia, quando questo Paese ha recuperato l’indipendenza e per gli italiani lo spazio si era ristretto. Poi sono arrivati profughi dall’Istria e… camorristi, ma la caratterizzazione veneta è rimasta. Don Cesare era un parroco che viveva intensamente con i parrocchiani. Girava per le campagne con la sua Fiat 127, portava il settimanale “Famiglia Cristiana”, si fermava a parlare, prendere un caffè e l’inverno alle famiglie più bisognose portava calzettoni, maglioni. Ha aiutato molti giovani all’avviamento al lavoro nelle fabbriche durante gli anni Sessanta e Settanta che non mancavano in provincia.

(Antonio Saccoccio) Quali sono state le fonti che ha utilizzato per il suo libro? Ha trovato persone disponibili ad aiutarla in questa sua ricerca?

(Felice Cipriani) Ovviamente quanto scrisse la stampa locale nel periodo dell’omicidio, documenti delle pubbliche amministrazioni e testimoni. Sì, ho trovato amici di Don Cesare e parrocchiani di Borgo Montello, che mi hanno detto tante cose che sono state utili per il libro che ho scritto.

(Antonio Saccoccio) Don Cesare, la discarica, il comitato di Borgo Montello. Cos’ha scoperto e cosa resta da scoprire?

(Felice Cipriani) Il delitto è connesso con la discarica, una delle più grandi d’Italia, una vergogna nazionale. Su questa discarica è emerso il ruolo della malavita organizzata, come la camorra. Non è chiaro il ruolo delle nostre Istituzioni, perché nonostante le denunce dei cittadini e le informative di Carmine Schiavone del clan Casalesi, lo Stato inteso in Regione, Agenzia Regionale per l’Ambiente e Forze dell’Ordine non ha mai effettuato gli scavi giusti per ritrovare i fusti con sostanze chimiche i cui luoghi furono segnalati dallo steso Schiavone. Perché? La scoperta più sconcertante è stata quella che nel corso delle indagini non furono ascoltate le persone più vicine al parroco e che abitavano vicino la canonica. Perché? Don Cesare negli ultimi giorni prima di morire era molto preoccupato e aveva paura. Così confessò a persone a lui vicine. Si è cercato di capire perché aveva paura?  Sono stati controllati gli atti relativi alle compravendite dei terreni per l’individuazione dei reali proprietari delle attività imprenditoriali ubicate a ridosso della discarica stessa e se fosse corrisposta al vero la notizia secondo cui si sarebbe voluto realizzare nella stessa zona di Borgo Montello un mega-inceneritore per rifiuti urbani e speciali? Il mio libro è servito a far riaprire le indagini che però sono state frustrate dal fatto che la Procura aveva distrutto i reperti. Perché?

(Antonio Saccoccio) Infine, è importante anche sapere chi è l’autore del libro su don Boschin. Chi è Felice Cipriani, quali i suoi interessi? Lei, maentino di nascita, è molto interessato a tutto quello che riguarda la memoria e l’Agro Pontino. Può dirci qualcosa in più?

(Felice Cipriani) I miei interessi sono legati all’ambiente e alla Memoria. Credo, di essere stato il primo a organizzare, nella capitale, come segretario del Comitato di uno dei più disastrati quartieri di Roma, urbanisticamente parlando, quello di Cinecittà, una manifestazione per il “Verde” nel lontano 1970. Sono stato tra i fondatori degli “Amici del Tevere”, dell’Associazione “Amici dei Monti Lepini”, Comitato Ambiente Sperlonga, L’Altritalia Ambiente. Per tanti anni la mia attività giornalistica e non solo mi ha portato a occuparmi di questioni internazionali e di Paesi come Russia, Cambogia, Cile e quelli del Medio Oriente. Abbandonato il lavoro dipendente, ho iniziato a scrivere libri sulla Memoria e sul recupero di storie di persone che avevano meritato ed erano state dimenticate dalla storiografia. Non sto a elencare le storie e i titoli dei libri, posso dire che il mio impegno ha contribuito alla concessione di medaglia d’oro al Merito Civile alla Memoria, alla riabilitazione di contadini condannati nel 1881 ingiustamente e alla riapertura di indagini come nel caso di Don Cesare Boschin. Poi mi sono concesso qualche licenza spericolata, scrivendo su San Tommaso D’Aquino e le sue presenze a Maenza. In merito all’Agro pontino posso dire di averlo considerato sino a trent’anni fa uno degli angoli più belli d’Italia e mi sono speso per salvaguardarlo sotto vari vesti. Ho contribuito a recuperare e salvare dalla distruzione i progetti di Sabaudia e con amici architetti organizzarne una mostra a Londra presso la Facoltà di Architettura. Di questa città ho parlato in convegni nazionali quando era difficile parlare dell’architettura fascista. Ho denunciato sui giornali la pericolosità della Pontina, la tentata navigazione del lago di Paola, il porto turistico a Lago Lungo, la porcilaia a Sonnino. Per ultimo a un convegno del 1980/81 promosso dal comune di Latina sulla “città stellare” con l’architetto Paolo Portoghesi denunciai le infiltrazioni della malavita nelle attività turistico-commerciali nella provincia.

(Antonio Saccoccio) Lei ha qualche proposta per il presente e il futuro dell’Agro Pontino?

(Felice Cipriani) Ricucire la città di Latina con i borghi, non con il cemento ma attraverso attività connesse con la cultura, mostre, concerti, teatro, agroalimentare, mercati km zero e non centri commerciali e poi corridoi verdi che raccontino la storia e preservino qualcuno dei “poderi”. Realizzare il treno metropolitano da Roma a Latina città, migliorare la condizione e la sicurezza della Pontina e farne una superstrada con tre corsie da Spinaceto a Pomezia. Tutelare le architetture delle città di fondazione e dei borghi. Adoperarsi per creare una Facoltà di Architettura a Sabaudia e fare di Latina una città dei congressi. Promuovere uno studio serio sull’utilizzo dell’acqua per fini agricoli e scongiurare che ci sia negli anni a venire una salinizzazione delle acque dell’Agro Pontino. Lavorare per una maggiore sussidiarietà e complementarietà tra i centri Lepini e l’Agro pontino… che mi sembra un po’ difficile vista l’aria che tira in termini di capacità progettuale della classe politica e delle pubbliche amministrazioni. Bisogna saper sognare, sperare e credere fermamente che i sogni si possano realizzare.

(Antonio Saccoccio) La ringrazio davvero per la sua disponibilità. Le sue parole agiranno certamente da pungolo per le nuove generazioni.